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Pro o contro Nucleare???


zak

Pro o contro Nucleare???  

37 members have voted

  1. 1. Sei favorevole o no al Nucleare In italia?

    • SI
      16
    • NO
      21
    • Forse
      0
    • Non so
      0


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meglio il nucleare, se gestito bene

quindi no al nucleare in italia.

:D ..poche pippe, appunto... :lol: :lol:

 

:huh: ma tu Busso, sei proprio sicuro (e\o davvero convinto) che dei black-outs siano tutto sommato "equivalenti" alla radiocontaminazione del suolo Patrio tipo Fukushima o Chernobyl, in termini di gravità delle problematicità conseguenti e dei costi derivanti? :blink:

 

..ovviamente senza nemmeno considerare l'ASSOLUTA et comprovata ingestibilità delle scorie per secoli o millenni, fattarello che già di per sè, rende lapalissiana l'evidenza che questa tecnologia è (et semper sarà) del tutto antieconomica... :rolleyes:

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:D ..beh, visto che l'esperto del campo sei tu :rolleyes: ne deduco ed evinco che altri "espertoni" hanno fatto male i conti o addirittura non hanno proprio previsto la neve in posti invero ameni come gli Appennini centrali... :lol: :lol:

 

Io l'esperto? Ma no dai, così mi fai sentire importante :rolleyes: , in questo caso l'esperto sei tu :P , dato che ci propini solo e sempre perle di saggezza.

Tornando al problema dei manicotti, si effettuano degli studi ben precisi, e si tiene conto della zona in cui si devono installare le linee. E' logico che questo freddo polare è andato ben oltre le aspettative di calcolo e sono sorti dei problemi. E' come se a BARI si dotassero di una ventina di spazzaneve e spargisale, per poi tenerli a morire per 30/50 anni in attesa di una nevicata abnorme.

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.... E' logico che questo freddo polare è andato ben oltre le aspettative di calcolo e sono sorti dei problemi. ...

:D ..si infatti, è abbastanza logico ^_^ ..ma infattamente parlando, se anche avessimo una concentrazione di centrali nucleari da far "invidia" ai poco avveduti cugini d'oltralpe ed un surplus di produzione da regalarla a tutti, cosa cambierebbe di grazia rispetto ai recenti e piuttosto inusitati eventi meteorologici, se invece che dal gas dipendessimo in toto dall'atomo? :rolleyes:

..ti ricordo che hai scritto:

..... Lo vediamo in questi giorni: ne bastano quattro di neve per far emergere la fragilità della nostra condizione, ....

^_^ :D :lol: :P

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In italia sarebbe solo uno sputtamento di soldi allucinante, anche se fosse una tecnologia sicura.

 

Quando tra 30-40 anni i Giapponesi faranno il conto economico-sociale di Fukushima, mhm forse si capirà...

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In italia sarebbe solo uno sputtamento di soldi allucinante, anche se fosse una tecnologia sicura.

..che è assolutamente assodato, al di la di ogni ragionevole dubbio, non essere ne ora ne MAI!! :rolleyes:

 

Quando tra 30-40 anni i Giapponesi faranno il conto economico-sociale di Fukushima, mhm forse si capirà...

:D ..affinchè lo arrivino a capire certuni "perspicacerrimi capoccioni" :P non basteranno comunque... ^_^ :lol: :lol:

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:D ..affinchè lo arrivino a capire certuni "perspicacerrimi capoccioni" :P non basteranno comunque... ^_^ :lol: :lol:

è poi tornata a circolare nei bar la storiella, tanto siamo circondati da centrali......

anche questo, ok indubbiamente se c'è un incidente in una nazione nostra vicina lo risentiremo anche noi... ma comunque ricordiamoci che sia Chernobyl che Fukushima ha un area di 20-30km off limits.....

ecco chi lascerebbe in italia costruire una centrale nel proprio comune? ma dai se per fare una strada ci si impiega 30 anni di ricorsi.... immagino una centrale....

 

PS. dimenticavo, aspetto ancora il deposito nazionale scorie radioattive dal '86.... lo avremmo mai? ed nel frattempo dove sono queste scorie?

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Io non sono contrario al nucleare per principio, se ben gestito e pianificato (anche nel fine vita, quindi con un'ottica temporale di decenni). La tecnologia esiste per far si di mantenere il rischio, che non può essere zero, a livelli accettabili

 

Il problema per me è che non si può fare in Italia: il livello di serietà non è adeguato a gestire una cosa del genere, sarebbe come dare una pistola in mano ad un bambino

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.... La tecnologia esiste per far si di mantenere il rischio, che non può essere zero, a livelli accettabili

:huh: ..ma a parer tuo, i 2 casi citati (i più eclatanti ed avvenuti a distanza di pochi decenni..) sono veramente configurabili come "rischi accettabili"??? :blink: :blink:

 

..eppoi fidati che la tecnologia non potrà mai prevedere tutte le infinite e possibili sfighe, che sebbene poco probabili non sono mai impossibili :o e se accadono ad una raffineria, un impianto chimico o persino una diga o un grattacielo, il disastro è relativamente contenibile e limitato geograficamente :unsure: ..ma quando si tratta di schifezze radioattive, ne basta pochissima e dura per decine di generazioni :wacko:

 

-_-..se permetti, mi sembra chiaro che "il gioco NON vale la candela", ne finora, ne in futuro! :P

 

Il problema per me è che non si può fare in Italia: il livello di serietà non è adeguato a gestire una cosa del genere, sarebbe come dare una pistola in mano ad un bambino

:D ..e qui siam tutti d'accordo... :lol: :lol:

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L’energia elettrica, come noto, non si presta ad essere facilmente accumulata in quanto tale e generalmente deve essere prodotta al momento stesso in cui viene richiesta dagli utenti.

L’esigenza, tuttavia, di bilanciare la produzione e la domanda, di ottimizzare l’uso del parco di generazione, di garantire la qualità della fornitura comporta la necessità di pianificare le produzioni di energia elettrica.

Sono pertanto previsti, per le grandi centrali elettriche, particolari sistemi e modalità di esercizio che consentono la regolazione di potenza e frequenza della rete.

Sono inoltre presenti impianti idroelettrici progettati per produrre ma anche accumulare “energia”, in quantità sufficiente a garantire richieste improvvise aggiuntive o improvvise indisponibilità di impianti di produzione già in servizio.

A fronte di significativi contributi da parte dello Stato si è avuta da alcuni anni una crescente presenza, nei sistemi elettrici, di impianti di produzione basati sulle fonti rinnovabili.

E’ universalmente riconosciuto che senza i forti incentivi di Stato la produzione di energia elettrica a mezzo di fonti rinnovabili non è economicamente sostenibile.

L’impegno economico nella erogazioni di contributi viene recuperato sugli utenti finali tramite voci specifiche presenti nelle bollette elettriche.

Le due più diffuse tipologie di impianti per produzione di E.E. da fonti rinnovabili sono l’eolico ed il fotovoltaico:

  • Un impianto eolico trasforma l’energia cinetica del vento in energia elettrica e la immette nella rete.
    Questo avviene trasformando il moto dell’aria che soffia sulle pale del rotore in un moto rotatorio che viene trasmesso al rotore stesso.
    Il rotore trasmette l’energia rotazionale ad un generatore, in cui questa si trasforma in energia elettrica.
    Siccome il vento non è una grandezza costante, la produzione di energia da fonte eolica è molto poco pianificabile.
    Gli impianti eolici funzionano infatti solamente con determinate velocità del vento e non si regolano sul fabbisogno energetico delle utenze di rete.

  • Un impianto ad energia solare (fotovoltaico), sfrutta direttamente l’energia irraggiata dal Sole (fonte rinnovabile) verso la Terra.
    Anche questa forma alternativa di energia è fortemente dipendente dalle condizioni ambientali ed atmosferiche locali e non è pertanto perfettamente pianificabile.

Dal punto di vista tecnico tali nuovi sistemi di generazione distribuita, per loro natura non programmabili, richiedono una significativa innovazione nella gestione delle reti con ingenti investimenti in infrastrutture impiantistiche per aumentare la capacità di accumulo e di rilascio dell’energia con conseguenti riflessi sui costi del KWh finale.

Mediamente il costo di produzione dell’E.E. di origine idroelettrica, considerando che ormai quasi tutti gli impianti sono stati ammortizzati, si può individuare compresa fra 20/30 €/MWh

Per le altre fonti il costo è all’incirca di:

80-100 €/MWh per impianti nucleari,

80-120 €/MWh per impianti convenzionali a carbone ed impianti a metano a ciclo combinato

80-120 €/MWh per impianti eolici

200-300 € MWh per impianti a biomasse solide/liquide

250-400 €/MWh per impianti fotovoltaici

Per queste ultime tre tipologie di impianti gli incentivi Statali superano sempre i costi di produzione e di ammortamento impianto e pertanto il loro sviluppo dipende unicamente da questo fattore, ci troviamo in una realtà di mercato drogato che viene mantenuto in vita forzatamente.

Le tecnologie di accumulo possono essere classificate sulla base del principio secondo cui operano.

Le principali categorie con le rispettive tecnologie attualmente utilizzate o in corso di sviluppo, sono:

- accumulo di energia potenziale tramite pompaggio di acqua (IDROELETTRICO)

- accumulo di energia potenziale tramite compressione di aria (CAES)

- accumulo elettrochimico (batterie);

- altri sistemi: accumulo meccanico (volani), elettrostatico (condensatori, supercondensatori) ed accumulo elettromagnetico.

  • L’accumulo di energia sotto forma potenziale tramite pompaggio idroelettrico risulta attualmente il più diffuso per grandi potenze (da decine di MW sino ad oltre 1.000 MW) e storicamente il più affidabile e sperimentato.

In un impianto di pompaggio, durante i periodi di bassa domanda di energia, si trasferisce l’acqua, tramite pompe alimentate dalla rete, da un serbatoio inferiore ad uno superiore, immagazzinando così l’energia sotto forma di energia potenziale.

Nei periodi di elevato carico l’acqua dal serbatoio superiore viene rilasciata in quello inferiore, azionando le turbine e generando energia elettrica.

  • L’accumulo di energia con il sistema CAES (Compressed Air Energy Storage) prevede l’accumulo sotto forma di aria compressa da utilizzarsi in un ciclo termodinamico Brayton, ovvero con una turbina a gas.
    Tre sono i componenti principali del sistema CAES: un compressore, azionato - durante i periodi bassa richiesta di energia da un motore elettrico alimentato dalla rete, un sistema di accumulo di aria compressa (ad esempio, una caverna, un acquifero profondo o altra struttura adatta come serbatoi a pressione), una turbina a gas, all’interno della quale fare espandere l’aria compressa precedentemente accumulata.

L’accumulo elettrochimico si basa invece su reazioni chimiche di ossido-riduzione, all’interno di celle (accumulatori).

Il processo è simile a quello che avviene con le batterie di una autovettura elettrica con cicli di carica e scarica.

Gli accumulatori ricaricati della rete nei periodi di bassa domanda di energia da parte cedono la stessa quando essa viene richiesta.

I sistemi elettrostatici ed elettromagnetici sono ancora in fase di sperimentazione industriale e poco diffusi.

Confronto tra i costi dei sistemi di accumulo più diffusi:

gli impianti Idroelettrici di Pompaggio sono i più diffusi ed affidabili, seguono i sistemi CAES ed i sistemi di accumulo elettrochimico.

A titolo puramente indicativo se si assume che in fase di accumulo il prezzo medio dell’energia elettrica nella fascia più bassa è di circa 40-45 €/MWh il costo dell’energia riceduta alla rete dai tre sistemi di accumulo descritti è pari a:

per il pompaggio idroelettrico circa 90-100 €/MWh

per il sistema CAES a compressione circa 110-120 €/MWh

per il sistema di accumulo elettrochimico circa 400-700 €/MWh

Concludendo, con questa piccola disamina, si vuol mettere in evidenza che il sistema elettrico per funzionare correttamente necessita di regole e procedure di gestione estremamente rigide e consolidate.

La diffusione oltre un certo limite di tipologie di impianti con produzioni non programmabili può produrre notevoli scompensi nelle reti elettriche fino a provocare black-out e sicuramente maggiori costi gravanti sull’energia elettrica.

In pratica gli impianti di produzione di E.E. da fonti rinnovabili, come fotovoltaico ed eolico, oltre ad avere un maggior costo proprio, che viene tutto ribaltato sulle utenze, genera un maggiore onere dovuto alla necessità di realizzare impianti di accumulo aggiuntivi rispetto a quelli già esistenti e già sufficienti alle esigenze di tutta la rete.

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In Europa l'atomo non è al tramonto

 

di Federico Rendina Guai a parlarne ufficialmente. Ma sussurrare (e intanto attrezzarsi) si può. A un anno dall'incidente in Giappone la moratoria o addirittura la smobilitazione nucleare che sembrava impossessarsi di mezzo mondo sta pian piano rientrando. Con la dovuta prudenza verbale, naturalmente. Ma i segnali sono evidenti.

Francia e Inghilterra rendono evidente quel che era già sotto gli occhi degli osservatori. In Francia è stato pubblicato proprio la settimana scorsa un rapporto del Governo che raccoglie i "suggerimenti" già formalizzati qualche settimana fa dalla Corte dei conti francese: improponibile, per gli equilibri economici del Paese e per la stessa sicurezza energetica nazionale, pensare di ridimensionare la vocazione nucleare di un Paese che affida all'atomo oltre l'80% della sua produzione di elettricità. Ed ecco che il Governo francese suggerisce di prolungare intanto la vita degli impianti nucleari esistenti, poiché i nuovi reattori di terza generazione avanzata Epr stanno accumulando ritardi su ritardi e l'energia rinnovabile è ancora troppo debole e costosa.

Che anche l'Inghilterra intendesse proseguire nel suo programma nucleare non era un mistero. Ma i segnali in questa direzione vengono un po' da tutto il mondo.

In America, a 32 anni dal congelamento di tutti i nuovi piani di potenziamento della produzione elettrica da nucleare determinato dall'incidente di Three Mile Island, il 13 febbraio scorso la Nuclear Regulatory Commission ha riaperto le danze: via alla costruzione della centrale di Vogtle, in Georgia, dove Southern Company piazzerà due reattori AP1000 da 1.100 megawatt l'uno. Serviranno, non è un mistero, a rilanciare la concorrenza della tecnologia nippo-americana Weshinghouse al nuovo sistema francese Epr. Che potrebbe addirittura essere bruciato sul tempo: l'entrata in funzione della centrale di Vogtle è promessa per il 2017 mentre l'Epr, nei suoi due prototipi di Flamanville in Francia e di Okiluoto in Finlandia, sta accumulando ritardi colossali rispetto al battesimo operativo che doveva avvenire l'anno scorso.

Non si ferma sul nucleare la Cina, dove si annuncia un buon numero di centrali con tutte le tecnologie mondiali. Non si ferma la Russia: un reattore che dovrebbe sperimentare le nuove tecnologie di Mosca è in costruzione a Kaliningrad, proprio alle porte dell'Europa. Men che mai stanno pensando di smobilitare Paesi che mai hanno pensato di fare un passo indietro, neanche nelle settimane calde del disastro di Fukushima: Repubblica Ceca, Slovenia, Bulgaria.

Ma torniamo proprio nel cuore della smobilitazione annunciata, in Germania. Il dietrofront sull'atomo era stato formulato in pompa magna da Angela Merkel, in un'ondata di approvazione nazionale. Con la crisi delle forniture del metano russo che la scorsa settimana ha tenuto in apprensione tutta l'Europa la Germania ha varato la sua terapia d'emergenza, mandando a tutto vapore quattro di quelle centrali formalmente in corso di dismissione. Rivedrà di nuovo (lo ha già fatto in passato) il suo programma di smobilitazione atomica? Più di un osservatore giura di sì.

"Il mondo si sta svegliando dalla sbornia emotiva seguita all'incidente di Fukushima" e c'è "una tendenza al ritorno del nucleare" sentenzia da Mosca il super-esperto di energia e vice presidente del comitato di politica economica della Duma, il Parlamento russo, Valery Yazev.

 

Fonte

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-02-18/europa-atomo-tramonto-081344.shtml?uuid=AagntgtE

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Visitate il seguente link, è un tour virtuale in una centrale nucleare:

 

http://servizi.enel....ce/index_it.asp

 

 

L'ho fatta la visita virtuale all'impianto...

 

Quei bei pc marchiati olivetti mi fanno rabbrividire, in sala controllo non c'era nessuno, ma in un altro locale tecnico si vedono 3 operai, uno sta serenamente appoggiato ad aspettare il tempo che passa, uno telefona e l'altro ciondola.

 

A livello di carpenteria mi aspettavo di meglio...

Ho visto manufatti meglio realizzati in ambito civile...

 

Tolta questa piccola polemica da bar, io rimango dell'idea che ogni euro speso in sviluppo sul nucleare sono soldi rubati ad altri metodi di produzione più acerbi e più ecologici. (fotovoltaico in primis, dove abbiamo un rendimento molto basso...)

 

Quello che dicono i russi mi intereassa poco, da loro o sei favorevole al Governo/Partito o è meglio che ti guardi le spalle...

 

Loro che hanno sempre percorso quella strada la utilizzeranno ad oltranza, ma chi come noi è fuori dai giochi da diverso tempo, non può rientrare adesso che il periodo delle vacche grasse è finito da un pezzo...

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