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PETIZIONE CONTRO L'AVATAR DI FILIPPO


cuoresportivo33

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Per carità Manzoni non era certo uno neutrale.. anzi un politicizzato mitigato da un talento fuori dal comune, quando si pensa ai grandissimi si pensa a Dante, attualissimo, ma un po' ostico.

può essere considerato un rivoluzionario (basterebbe pensare ai Promessi Sposi e ad una chiave di lettura, appunto, "rivoluzionaria").

il "talento fuori dal comune" francamente mi sembra esagerato..

la letteratura italiana è venuta per gran parte 200 anni dopo quella europea.

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Guest Filippo
talento fuori dal comune

 

Fra tutti quanti, è uno dei pochi digeribili, Leopardi è un reffinato malinconico, Foscolo insopportabile romantico sfigato come il suo Jacopo Ortis, Ungaretti una sofferenza atroce infine, per capire Montale e Pasolini (due moderni) ci vorrebbe un sensitivo.

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Guest Filippo

Un'altro che mi piaceva era quello che lanciava i volantini dall'aereo, Gabriele D'Annunzio!

 

Un'altro insopportabile è Verga, quando dovevo leggerlo per scuola era una tortura.. lui e i suoi malavoglia, un libro che dopo averlo letto ti fa sentire fortunato pure se sei il custode di una centrale nucleare..

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D'Annunzio era un Mito! una vera "rock-star" ai suoi tempi.. e poi andò con la Eleonora Duse..

 

Verga e tutti i Veristi/Realisti (compreso il Zola, ma non quello del Cagliari) sono una noia mortale..

Beh, preferisco quelli che hai citato, da Leopardi a Montale (Pasolini un pò meno), hanno lasciato in me più traccia loro con piccole parti delle loro opere che Manzoni con tutta la "bibliografia"..

 

e se togliamo il vecchiazzo da sotto e ci mettiamo la biondina full optional ?!

proposta molto saggia! :lol:

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L'UOMO, L'EROE, IL POETA

 

imgdann1.jpg

 

 

 

Da "Notturno" o "Commentario delle tenebre"

 

Usciamo. Mastichiamo la nebbia.

La città è piena di fantasmi.

Gli uomini camminano senza rumore, fasciati di caligene.

I canali fumigano.

De i ponti non si vede se non l'orlo di pietra bianca per ciascun gradino.

Qualche canto d'ubriaco, qualche vocio, qualche schiamazzo.

I fanali azzurri nella fumea.

Il grido delle vedette aeree arrochhito dalla nebbia.

Una città di sogno, una città d'oltre mondo, una città bagnata dal Lete

o dall'Averno.

I fantasmi passano, sfiorano, si dileguano.

Non so se io abbia più sete d'acqua o più sete di musica o più sete di libertà.

Sento il sole dietro le imposte. Sento che c'è un'afa di marzo chiara e languida

sul canale. Sento che è bassa marea.

La primavera entra in me come un nuovo tossico. Ho le reni dolenti, in una

sonnnolenza rotta di sussulti e di tremori.

Ascolto.

Lo sciacquio alla riva del battello che passa.

I colpi sordi dell'onda contro pietre grommose.

Le grida rauche dei gabbiani, i loro scrosci chiocci, le loro risa stridenti,

le loro pause galleggianti.

Il battito di un motore marino.

Il chiocciolìo sciocco del merlo.

Il ronzio lugubre d'una mosca che si leva e si posa.

Il ticchettio del pendolo che lega tutti gli intervalli.

La gocciola che cade nella vasca da bagno.

Il gemito del remo nello scalmo.

Le voci umane nel traghetto.

Il rastrello su la ghiaia del giardino.

Il pianto d'un bimbo non racconsolato.

La voce di donna che parla e non s'intende.

Un'altra voce che dice: "A che ora? a che ora?"

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